Integrazione o separazione?

I risultati delle recenti elezioni comunali a Monfalcone pongono diversi interrogativi su una questione attuale che bisognerebbe affrontare pragmaticamente e senza pregiudizi.

A Monfalcone esiste una ampia minoranza extracomunitaria. Fincantieri ne ha assoluto bisogno per i cantieri navali. Prevedibili quindi problematiche legate alla integrazione. È di pochi mesi fa la polemica sull’uso del velo integrale (burka) a scuola.

Il risultato elettorale oggi ha premiato il centro destra con un 70% ; una vittoria inequivocabile contro una opposizione che non arriva al 27%. Sarebbe sciocco non riflettere sulle cause, prevalentemente locali e legate alla situazione catalogando tutti gli elettori del centrodestra come suprematisti o razzisti.

Un dato importante è stato la presenza di una lista elettorale inedita dal nome “I nuovi italiani”. Si tratta di persone esclusivamente di religione islamica che reclamano diritti per la loro comunità. Non spendo parole per dire quanto è delicato il termine “diritto” in gran parte dell’arcipelago islamico, certo è che a Monfalcone le persone di questa religione si trovano raggruppate tra loro e questa lista ne è la conseguenza. Ci sono zone dove è difficile sentire parlare italiano e spesso anche dopo anni, soprattutto le donne, ignorano anche una sola parola di italiano.

Più che di integrazione a Monfalcone sembra sia stata perseguita una separazione (anche fisica), tra immigrati e indigeni. Il risultato è stato la polarizzazione del voto su posizioni di destra. D’altra parte il raggruppamento politico “Nuovi Italiani” ha preso il 3% dei voti, un risultato elettoralmente trascurabile, ma da non trascurare come sintomo. Indica che l’integrazione, che porta armonia nella comunità tra le diversità delle componenti sta fallendo. Prevale invece la separazione tra diverse comunità, che peraltro si coagula sulla questione religiosa, e ciò prelude sempre allo scontro. E l’opposizione di centrosinistra? Ridotta al lumicino sembra non capire che tanta gente vive drammaticamente il cambiamento etnico del territorio e necessita di risposte non ideologiche.

C’è solo da sperare che qualcosa cambi. Da una parte promuovere e tutelare le regole di uno stato laico e liberale nel pubblico e anche nella scuola (integrazione non significa accondiscendenza ed accettare tutto), dall’altra promuovere una vera integrazione accettando per esempio una più ampia dispersione nel territorio, o anche sostenendo l’insegnamento nella scuola dove spesso la maggioranza dei bambini provengono da famiglie straniere.

Fabrizio Turrini

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