Maria Montessori era una bambina vivace e predisposta agli studi: manifestò interesse per le materie scientifiche e in particolare per la Biologia, ma non potè all’inizio iscriversi a Medicina per mancanza della maturità classica.
Il padre desiderava che lei si dedicasse all’insegnamento in quanto donna e che non proseguisse gli studi in una Facoltà troppo impegnativa; con il sostegno della madre si iscrisse a Scienze e frequentò due anni per poi trasferirsi alla Facoltà di Medicina de La Sapienza di Roma. Incontrò notevoli difficoltà dato l’ambiente esclusivamente maschile e fu costretta a far pratica di Anatomia Patologica in orari non diurni per non destare scandalo. Nel 1896 si laureò , terza donna in Italia, specializzandosi poi in Neuropsichiatria. Con la sua tenacia e perseveranza riuscì ad essere nominata assistente presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma ,dove si dedicò alla patologia psichiatrica infantile, ed entrò in contatto con ambienti scientifici inglesi e francesi; partecipando a convegni di Pedagogia in varie città europee entrerà in contatto con la scuola di Itard e Seguin.
Nel 1899 aderì alla Società Teosofica, che la influenzò nei sui scritti femministi e che la ospiterà nella sua sede di Adyar durante la Seconda Guerra Mondiale .
Nel 1904 consegui’ la libera docenza in antropologia e si occupò dell’organizzazione degli asili infantili romani. Sono di questi anni la scrittura del celebre Metodo e i primi corsi montessoriani. Nel 1913 a New York il suo metodo cominciò ad essere conosciuto e poi diffuso negli USA; nel 1924 nasceranno la Scuola Magistrale Montessori in Italia e l’Opera Nazionale Montessori.
Montessori partecipò nel 1896 al Congresso femminile di Berlino e nel 1898 al Congresso femminile di Londra, dove intervenne in favore del diritto di parità salariale tra uomini e donne.
Nel 1906 scrisse un appello sul giornale “La Vita” in cui invitava le donne a iscriversi nelle liste elettorali politiche visto che nessuna legge vietava esplicitamente il suffragio femminile. Esattamente come nessuna legge proibiva in Italia l’iscrizione alla Università di Medicina: erano solo le convenzioni sociali a ostacolarlo. L’appello alle iscrizioni elettorali fu colto da numerose donne, che fecero richiesta alle Corti di Appello delle loro città, ma solo la città di Ancona accolse la richiesta di 10 donne, che ottennero la tessera elettorale creando un importante precedente. La conquista del diritto di voto femminile infatti avvenne in Italia solo 40 anni dopo, con il referendum monarchia/repubblica del 1946.
La vita e la storia di questa donna sono così moderne ai nostri giorni, soprattutto se consideriamo che dovette emigrare all’estero per ottenere la fama e il riconoscimento dovuti.
La parità salariale ancora oggi in molti lavori non è stata raggiunta e la carriera femminile viene vista con sguardo critico in una società che non aiuta con adeguati supporti la maternità e che tende a preferire l’abbandono del lavoro da parte delle madri piuttosto che supportarle.
Appare curioso che la sua figura di grande donna, libera, intelligente, capace di emergere in diversi campi scientifici e politici, non abbia avuto tanta risonanza nel nostro paese perché sovvertitrice di ruoli precostituiti e conformisti che continuamente ci vengono proposti attraverso i local media e il comune pensiero di fondo; non si tratta soltanto di una prevalenza del cattolicesimo conformista.
Una donna che esce dagli schemi familiari per innovare, rinunciando alla sua maternità e alla sua funzione di angelo del focolare, è da esecrare?
Diverso l’atteggiamento dei paesi del Nord Europa, che hanno sempre avuto nella loro cultura e storia donne indipendenti e innovatrici; Francia e Olanda sono state capaci di riconoscersi nella sua curiosità e avanguardia adottandola. Anche Galileo Galieli, condannato dall’Inquisizione in Italia, vide pubblicati i suoi scritti nella protestante Olanda.
A tutt’ oggi sono poche le donne in Italia che hanno eguagliato tanti riconoscimenti e campi di studio. Dobbiamo chiederci semplicemente perché e continuare a batterci perché i diritti delle donne siano pienamente realizzati sulla carta e nella società.
Erika Savio

