Oltre alle guerre che conosciamo è in atto da tempo una guerra che pochi avvertono. Quella della informazione.
Da anni se ne parla. Ricordiamo che nel 2018 avvenne lo scandalo dei dati Cambridge Analytica che aveva raccolto illecitamente dati per utilizzarli per propaganda politica. Già allora si era iniziato a capire che quello dei dati e della gestione di informazioni era un gioco molto pericoloso.
Anche l’Italia fu interessata da sospetti interventi informatici e propagandistici che forse influirono anche sulle elezioni politiche. Era ormai iniziata una guerra informatica nella quale la Russia e suoi sostenitori si distinguevano per efficienza e capacità .
Fabbricanti di fake news influenze propagandistiche, trolls e profili informatici fasulli questi sono i protagonisti in queste operazioni che utilizzano il sentiment popolare del momento veicolandolo le persone verso narrazioni di comodo. Si è creato in questi anni un vasto ecosistema di disinformazione che utilizza problemi locali per orientare l’opinione pubblica su atteggiamenti favorevoli alla sua politica internazionale. La maggior parte di questi interventi sono gestiti da servizi non ufficiali localizzati in paesi ex sovietici che fanno pensare alla longa manus del Cremlino.

Una vera e propria guerra che ha lo scopo di cambiare gli orientamenti culturali, psicologici, identitari dell’occidente, negli USA ma, in particolare nei Paesi europei. Si utilizzano informazioni e fake come fossero missili Iskander, e ciò non avviene senza vittime poiché tutto è coerente con quanto avviene in contemporanea sui veri teatri di guerra.
Secondo una recente indagine di NewsGuard, oltre 100 siti europei – di cui decine in Italia – rilanciano narrazioni filorusse. Molti di questi travestiti da informazione indipendente, mentre altri sono vere e proprie fabbriche di fake news.
Finanziamenti a giornali, opinionisti, partiti, associazion e influencer fungono da cassa di risonanza per una visione del mondo autoritaria, omofoba, maschilista e revanscista.
Ci sono molti fattori che contribuiscono al successo di questa azione di propaganda che sostiene la supremazia della Russia per esempio il debole giornalismo occidentale che spesso si fa influenzare direttamente o indirettamente ed è oggi ben lontano dalla tradizione del giornalismo indipendente di inchiesta, anche perché quest’ultimo è scomodo anche per i nostri politici. Si pensi che nella classifica globale stilata da Reporters Sans Frontieres, l’Italia Ha perso tre gradini sul 2024 e piazzandosi al 49mo posto, il risultato peggiore in Europa Occidentale
Gioca poi favorevolmente la tendenza della politica autocratica anche a occidente, che preferisce una comunicazione diretta non mediata dai giornalisti perché annullando la intermediazione della notizia, fornisce meno strumenti a chi la ascolta o legge eliminando voci critiche di professionisti ed esperti.
Inoltre in molti Paesi poi vengono approvate norme di legge liberticide (vedi alcuni aspetti del decreto sicurezza in Italia o ciò che è già avvenuto in Ungheria) e addirittura talvolta l’attività di intelligence viene rivolta verso gli stessi giornalisti (vedi recentemente per il nostro Paese lo scandalo delle intercettazioni del software Pegasus). Anche una gestione polarizzata nella TV gioca la sua parte, per esempio molti talk show ospitano regolarmente personaggi di stampo negazionista, complottista, quando non dichiaratamente filorussi, con la scusa della “par condicio”.
Servirebbero decisioni forti che però nessuno vuole prendere anche perché oper certi versi impopolari, come, per esempio, l’accesso ai social con identità verificata, una seria lotta agli account fake e trolls e un maggior rigore su come vigilare sulla responsabilità giuridica dei contenuti in rete.
Purtroppo il rischio è reale: l’alleanza di fatto tra le tentazioni autocratiche dell’occidente e la massiccia guerra informatica che stiamo subendo tende a portare l’Europa ad abituarsi a parlare con il filtro Putiniano. Libertà, pluralismo, diritti civili, dignità umana, come li intendiamo finora, forse cambieranno diventando solo rifermenti di facciata, come avviene oggi in Russia.
In qualche modo l’autocrazia sta già governando pezzi del nostro immaginario. Sta vincendo con le bugie senza bisogno di doverci invadere con i carri armati.
Fabrizio Turrini

