Il 78° Festival di Cannes si è aperto con un silenzio pesante.
‘Lei doveva essere qui.” Queste le parole con cui Juliette Binoche ha iniziato il ricordo di Fátima Hassouna fotoreporter palestinese di 25 anni uccisa il 16 aprile scorso durante un raid aereo israeliano su Gaza.

Fatem, così veniva chiamata da tutti, aveva saputo che il documentario a cui aveva lavorato era stato scelto per il festival il giorno prima . “Se muoio, voglio una morte rumorosa, che sia sentita da tutto il mondo” questo diceva la giovane fotoreporter che per 18 mesi aveva documentato con le sue foto la distruzione della striscia. Ben 11 membri della sua famiglia erano stati uccisi nel 2024, altri sono stati uccisi con lei quest’anno tra cui la sorella incinta. Uno sterminio che ha solo un nome: genocidio.
Per il documentario “Put Your Soul on Your Hand and Walk” (Metti la tua anima nella tua mano e cammina) della regista Iraniana in esilio Sepideh Farsi, in cui è protagonista, le doveva esserle consegnato un premio.
La presidente della giuria del festival ha proseguito il ricordo di Fatima leggendo tra le lacrime una poesia scritta da lei stessa.
Juliette Binoche inoltre ha ricordato infine che oltre 350 cineasti, attrici e attori, compresa di tutto il mondo hanno firmato una petizione dopo l’uccisione di Fatma Hassona e il silenzio delle istituzioni: «Noi, artiste e artisti, operatrici e operatori culturali, non possiamo restare in silenzio mentre è in corso un genocidio a Gaza e questa realtà indicibile travolge anche i nostri mondi»
L’organizzazione Reporters Without Borders (RSF) ha accusato Israele di un vero e proprio “massacro” di giornalisti. Ricordiamo che ai giornalisti stranieri è proibito entrare a Gaza, mentre fin ora almeno 209 giornalisti Palestinesi sono stati uccisi. L’obiettivo sembra essere: “nessuno deve raccontare ciò che accade a Gaza.”
Fabrizio Turrini

