Sostenere che la cultura sia di destra o di sinistra, soprattutto oggi, quando questi termini appaiono confusi e non distinti da ideologie ben definite, sembra anacronistico. Oggi la scelta politica è più una scelta di maglia da indossare piuttosto che un percorso ideologico. Come scegliere tra Milan e Inter.
Del resto oggi, in un mondo in cui il personaggio ha sostituito l’ideologia che significato hanno i termini di destra o sinistra?
Gli intellettuali e gli artisti dovrebbero essere coloro che guardano e descrivono la realtà in modo più profondo generando cultura.
Il lavoro di cui sono protagonisti è fatto di parole, pennellate, gesti. L’uso sapiente di questi strumenti rende prezioso il frutto del loro lavoro che cerca di raccontare il presente in movimento.
La cultura dunque non è di destra o di sinistra, ma può essere interpretata da posizioni politiche diverse. Queste possono essere preesistenti oppure derivate proprio dalla attività del lavoro svolto e alla conseguente riflessione politica.
Ecco perché la discussione su culture di destra o di sinistra e la crociata portata avanti da certi politici odierni di una sorta di rivincita della cultura di destra appare inconsistente e motivata solo da malcelata propaganda politica.
Dietro questa sorta di schieramento culturale ci sono coloro che con questo pretesto intendono mascherare la volontà (pessimo costume trasversale del potere di turno) di occupare gli spazi culturali sulla base del proprio schieramento partitico egemonizzandolo. In questo modo figure tecniche ed esperti del settore vengono messi in secondo piano o allontanati per privilegiare amici di partito anche privi di esperienza e competenza.
Questo sorta di spoil system che oggi viene esercitato sulla cultura dalle forze di governo, ha portato a una raccolta di oltre 200 firme di registi, attori, attrici, sceneggiatori che hanno inviato una lettera molto determinata al ministro della Cultura.
Nomi che rappresentano il meglio del nostro cinema (Paola Cortellesi, Paolo Sorrentino, Toni Servillo, Giuseppe Fiorello, Nanni Moretti, Matteo Garrone, Ferzan Ozpetek, Paolo Virzì. E poi Anna Foglietta, Margherita Buy, Luca Zingaretti, Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, Lino Guanciale e molti altri) sottolineano come “La cultura e la democrazia italiana non possono essere piegate a interessi di parte, ma vanno tutelate e arricchite con rispetto delle competenze, delle professionalità, delle regole costituzionali e dei diritti di tutti e tutte”.
E ancora: “Chiediamo che il ministero incontri quanto prima le associazioni che uniscono e rappresentano attori, autori e tecnici ascoltando le richieste urgenti che da mesi promuovono”.
E infine: “Chiediamo che si fermino, invece, gli attacchi inaccettabili a chi democraticamente ha mosso critiche all’operato del ministero, come il nostro collega Elio Germano e la nostra collega Geppi Cucciari, ai quali va tutta la nostra solidarietà”. Attacchi che, aggiungiamo noi, ricordano l’avanzare di una sorta di censura culturale su base politica, peraltro in un momento che molti denunciano di attacco pure alla libera informazione.
Fabrizio Turrini

