Bianco o nero? Iran o Israele?

Guardare le semplicistiche reazioni italiane alla nuova guerra che si è aperta in medio Oriente è sconfortante e si accompagna all’infantilismo giornalistico (termine usato da Alberto Negri su rainews24) che caratterizza ormai il nostro Paese.

Da una parte c’è chi si schiera con Israele senza riserve dimenticando la spietatezza del guerrafondaio Netanyahu a Gaza e in Libano, il suo desiderio di far dimenticare le accuse di corruzione e mantenere il potere, il suo cinismo politico e la determinazione a porre i presupposti per una guerra permanente in medio oriente con una colonizzazione sempre più intensa dei territori occupati della Cisgiordania.

Altri invece, pur di condannare Israele prendono le parti dell’Iran aggredito, dimenticando la spietata teocrazia che lo governa, l’oppressione crudele nei confronti delle donne, dei diritti civili le sue enormi responsabilità nella destabilizzazione dell’area testimoniata fra l’altro dalla volontà scritta nella sua costituzione di distruggere Israele.

Sembra evidente nel giornalismo italiano l’incapacità o la determinazione di molti ad impegnarsi in una vera analisi politica. Ci si limita generalmente ad un approfondimento che si sposa perfettamente con una opinione pubblica incapace di comprendere la complessità dei problemi, preferendo una grossolana semplificazione che dipinge tutto di bianco o di nero senza sfumature.

Noi invece noi non dimentichiamo.

Ricordiamo per quanto riguarda l’Iran le tante morti come quella di Masha Amini, le tante persone incarcerate nei carceri speciali, speso in attesa di esecuzione, l’umiliazione violenta di ogni dissidenza. E poi non dimentichiamo il suo ruolo nella regione, dalla Siria al Libano alla Palestina ed allo Yemen, conforme alla netta dichiarazione guerrafondaia contenuta nella sua costituzione.

Ed infine la pericolosità del suo avvicinamento alla realizzazione della bomba atomica, che riguarda pure l’Europa vista la capacità strategica dei suoi missili balistici.

E non dimentichiamo nemmeno la sciagurata politica di Israele guidata da una persona colpita da mandato di cattura dalla Corte Internazionale per genocidio, che usa la guerra per mantenere il potere, che sbeffeggia la soluzione dei due stati sostenendo attivamente da anni la politica delle colonie.

Ma non vogliamo limitare lo sguardo nel Medio Oriente, giacchè le responsabilità in questo mondo connesso sono sicuramente più ampie. In particolare cerchiamo di allargare lo sguardo alle responsabilità per esempio di USA e Europa.

USA che ha sempre sostenuto Israele senza condizioni. Dopo solo qualche timido tentativo di Biden, più di facciata che sostanza, di mettere uno stop alla politica di Israele, ora Trump appoggia senza condizioni il suo amico Netanyahu che fa il lavoro sporco con il suo pieno sostegno togliendogli pure la scomodità di un intervento diretto che non piace alla opinione pubblica americana ormai chiusa in se stessa.

Non dimentichiamo nemmeno la distrazione delle nazioni Europee che (nemmeno tutte e con diversa convinzione) da una parte condannano a parole la politica di Israele, dall’altra però non prendono nessuna iniziativa per andare oltre queste timide parole. Solo la Spagna ha avviato alcuni atti di embargo nei suoi confronti, gli altri invece, compresa l’Italia danno l’impressione di essere conniventi ed anzi complici delle guerre di Israele.

Non dimentichiamo nemmeno le conseguenze sulla povera popolazione ucraina e nel mondo, degli ottimi rapporti della Russia di Putin con gli Ayatollah

Insomma, la ragione non sta da una parte sola. Ci sono sfumature che rendono complessa una valutazione complessiva.

I motivi di preoccupazione per questa consapevolezza aumentano, ed imporrebbero un impegno costante nella comprensione delle cose, nel distinguere tra torti e ragioni, e nello studio dei provvedimenti da adottare per disinnescare la guerra. Non è certo quello che stanno chiedendo le piazze e quello che finora è riuscita ad esprimere la politica nostrana di poco respiro.

Fabrizio Turrini

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