In questi giorni l’Europa sta dando segni di vitalità in un modo forse inaspettato in uno dei temi più problematici di politica estera,
Non si tratta dell’Europa che conosciamo, non è quella della Von der Layen , si tratta di alcuni Paesi europei che apparentemente in accordo tra loro, anche se non si può dire in maniera ufficialmente coordinata assumono posizioni comuni nei confronti di Israele.
La Francia per prima ha dichiarato che se non ci saranno cambiamenti riconoscerà a settembre lo stato di Palestrina. Oggi anche la Gran Bretagna ha fatto la stessa dichiarazione. Nello stesso momento la Germania ha avviato iniziative autonome per alleviare la situazione umanitaria a Gaza.
Queste tre grandi nazioni, assieme avevano già firmato un appello a Israele per il cessate il fuoco ed ora apparentemente in maniera coordinata assumono posizioni autonome sia dagli Usa sia dalla timida U.E., concordi tra loro in questa delicata questione di politica estera.
Si tratta di Paesi appartenenti al G7 che fanno notizia, anche se ricordiamo che finora ben 10 Paesi Europei già riconoscono la Palestina (Svezia, Cipro, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia Irlanda, Spagna, Slovenia, a cui si aggiungono Norvegia e Città del Vaticano)
Chissà, forse questo accordo potrebbe essere in embrione il nucleo della Nuova Europa che nell’auspicio di molti, potrebbe superare l’attuale istituzione della U.E. il cui immobilismo accompagna la decadenza politica ed economica del vecchio continente.
Un superamento in chiave Europea della attuale U.E., sempre più incapace di posizioni autonome ed autorevoli potrebbe essere la strada per entrare davvero nel tavolo dove si giocano le sorti del mondo dove siedono già gli U.S.A. sempre più concentrati su se stessi, il gigante Cinese ormai prima economia mondiale, e una Russia in inarrestabile decadenza a cui rimane solo la deterrenza nucleare. Ricordiamo che l’Europa è la terza economia mondiale dopo Cina e USA (la Russia è molto distante) e gli abitanti UE superano abbondantemente gli USA, sono secondi solo a Cina, mentre la Russia è molto lontana. Inoltre il reddito procapite UE è di poco inferiore a quello USA e, a differenza di quest’ultima, diffuso e non concentrato in pochi ricchissimi e molti poveri. Insomma i numeri dell’Europa per essere determinanti nella storia del mondo ci sono, ma manca l’unità della voce per esprimere una politica ed una economia comune.
I tre colossi del vecchio continente, Francia, Germania e Gran Bretagna (poco importa se questa se n’era andata con la brexit, i tempi di quell’azzardo sono trascorsi), sembrano ormai avviati verso consultazioni ed iniziative comuni che potrebbero trascinare altri Paesi in un nuovo patto aggregativo. Per esempio sull’Ucraina anche la Polonia si è proposta come interlocutrice e sulle questioni rispetto ad Israele si è pronunciata anche la Spagna di Sanchez.
Nell’attività di questi grandi paesi manca l’Italia che pure un tempo fu fondatore dell’Europa. Purtroppo erano altri tempi e altri politici la ispiravano. Oggi invece il nostro Paese è sempre più marginale dal punto di vista politico prima che economico e sociale ed appare prostrato di fronte al gigante USA di cui sembra essere il portavoce in questo continente. In sostanza non viene più nemmeno consultato telefonicamente dai grandi d’Europa.
Ci dispiace molto per l’Italia, ma dell’attività franco-britannico-tedesca, da europeisti convinti, non possiamo che essere contenti.
Fabrizio Turrini

