Putin-Trump: 1 a 0

Certo, ogni persona di buon senso non può che sperare che alla fine qualcosa di positivo salti fuori dal sequel dell’incontro di Anchorage.

Tuttavia non può che essere tragicamente divertente la montagna di gaffe, dietrofront, insuccessi e patetiche giustificazioni relative alle iniziative di pace di Trump sulla questione ucraina.

Anche questo vertice che aveva presentato come  risolutivo è stato un fallimento.

Aveva iniziato durante la campagna elettorale criticando Biden e dicendo che con lui la guerra non sarebbe mai scoppiata. Aveva proseguito dicendo che quando sarebbe stato alla Casa Bianca sarebbero bastati tre giorni per porre fine al conflitto. Solo dopo mesi annunciò colloqui di pace che non portarono a nulla.

Provò a fare la voce grossa con Putin, promettendo gravi conseguenze, tentò la carta commerciale promettendogli di vendere merce non sua (le terre rare ucraine e territori della martoriata ucraina), fece il gradasso in TV con Zelensky, sospese le forniture di armi al paese aggredito, per poi ritornare indietro perchè le sue minacce non avevano ammorbidito la posizione russa. Prima di questi giorni presentò il vertice come risolutivo e annunciò che avrebbe imposto un cessate il fuoco, ma alla fine non è successo nulla.

Solo scarni annunci di non ben definiti progressi, per non dire chiaramente che nel confronto tra i due quello che ha vinto è stato senz’altro Putin.

L’imperatore russo ha accorciato l’incontro delle delegazioni a tre ore senza pranzo, non ha ceduto su nulla e non ha concesso nessuna tregua nemmeno temporanea (i bombardamenti semmai si sono intensificati) ha ribadito senza sconti i suoi obiettivi e non sono mancate le scenette derisorie come la felpa del ministro Lavrov con il logo CCCP..

Da parte sua Putin ha ottenuto di presentarsi come disponibile al dialogo, capace di spostarsi nonostante il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale ed essere accolto con tutti gli onori ed addirittura con calore dal presidente americano.

Il presidente russo è riuscito infatti a chiudere il cerchio, arrivando in America quale interlocutore paritario; un obiettivo non scontato in un mondo molto diverso da quello in cui l’URSS era l’unica interlocutrice degli USA. Oggi la Russia è infatti estremamente più debole di allora, la Cina è diventata la prima potenza mondiale in molti settori e se la gioca con un’USA sempre più sulla difensiva, ma ancora primo interlocutore mondiale. E la Russia dipende molto dalla Cina soprattutto dopo la guerra in Ucraina.

Se la Cina avesse voluto, Putin avrebbe dovuto accettare tregua e pace, ma ovviamente ai cinesi non interessa che la Russia riprenda un ruolo centrale e che l’USA si ripropongano al mondo come interlocutori principali. Per cui il vertice in Alaska è stato guardato con disinteresse da Pechino.

In conclusione anche stavolta l’iniziativa strombazzata da Trump è stata una boutade priva di concrete possibilità. Purtroppo! 

Probabilmente non assisteremo a svolte nel breve termine. La guerra continuerà con l’aumentata pressione russa nel Donbass e i sacrifici di vittime militari (oltre 600mila russi e 300mila ucraini) e civili (prevalentemente ucraini).

L’incapacità di Trump di costringere Putin a trattative si tradurrà nel breve futuro in conseguenze concrete o no?  Gli USA aumenteranno le sanzioni economiche, comprese quelle secondarie? Le forniture di armi americane a Kiev continueranno? E in che misura? L’unico gesto concreto di questo vertice è stata la lettera della first lady Melania consegnata a Putin sulla sorte dei bambini rapiti dalle forze russe, ma sappiamo bene quello che pensa Putin dei bambini ucraini e molto probabilmente questa iniziativa sembra soltanto di facciata. 

È sperabile che il vertice abbia messo comunque in moto un processo che si spera possa condurre verso una pace accettabile e non una resa dell’Ucraina lasciata sola nella morsa russa. Forse le sibilline parole di Trump “ora tocca all’Europa e all’Ucraina parlare con Putin” possono favorire un maggiore protagonismo in un’Europa che fatica a dimostrarsi unita e che se non prende una strada diversa soccomberà sullo scenario internazionale.

Fabrizio Turrini

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